Ci sono persone più propense di altre a mettere in atto comportamenti di phubbing? Quali tratti della personalità predicono questo comportamento? Ma soprattutto, cos’è il fenomeno del phubbing?
Cosa si intende per phubbing
Quando parliamo di phubbing ci riferiamo a quelle persone che preferiscono interagire con il proprio smartphone piuttosto che con chi hanno accanto in quel momento. Il termine phubbing deriva dalla parola “phone” e “snubbing” (dall’inglese snobbare) e racchiude appunto tutti quei comportamenti come controllare i social o rispondere a messaggi che isolano dal contesto sociale reale.
Questo termine, in senso più generale, interessa non solo la dipendenza da cellulare ma anche la dipendenza da internet, da SMS e da gioco. Attualmente rappresenta una delle più grandi sfide per promuovere una sana comunicazione quotidiana.
Sebbene il fenomeno del phubbing sia ormai noto da tempo, il suo andamento non sembra diminuire, anzi, pare stia prendendo sempre più piede in svariati contesti. Manifestazioni di quest’ultimo possono essere: un partner che si lascia distrarre dal cellulare anziché dedicare tempo alla propria relazione sentimentale oppure un datore di lavoro che non presta attenzione alle parole dei dipendenti. Chi è vittima di questa problematicità dichiara maggior insoddisfazione di coppia, minor fiducia in sé stesso in ambito lavorativo e percepisce il proprio lavoro come poco apprezzato.
Studenti e ragazzi non sono esclusi da questo fenomeno, il phubbing rimane una delle maggiori cause di distrazione in classe e anche una non trascurabile fonte di pericolo fisico nella vita di tutti i giorni. Studi recenti hanno dimostrato come le persone che sono per strada tendano a mettersi maggiormente in situazioni di pericolo nel momento in cui si lasciano distrarre dal loro smartphone.
Quali sono le cause del phubbing
I motivi che portano gli utenti a fare un uso eccessivo del cellulare anche in situazioni inappropriate possono essere molteplici. Chi soffre già di una dipendenza da social network sente il bisogno irrefrenabile di controllare e aggiornare il proprio profilo e quello degli altri, dimenticandosi di chi gli è fisicamente vicino.
Anche lo stress accademico nei giovani può portare all’uso eccessivo di smartphone in situazioni sociali. Inoltre, chi è esposto al fenomeno del phubbing tenderà, a sua volta, a preferire il suo cellulare anziché la compagnia di persone reali.
Gli studiosi hanno notato che questo fenomeno viene spesso giustificato da chi lo mette in pratica con la scusante della ricerca di nuove informazioni sul web.
L’irrefrenabile curiosità di sapere e conoscere e la paura di essere “tagliato fuori” possono essere delle spiegazioni a questo fenomeno? O forse dipende più dal modo di essere, comportarsi e pensare di ogni individuo? Perché alcune persone sono più propense al phubbing e altre meno?
Gli studiosi hanno cercato delle spiegazioni a queste domande indagando il ruolo che riveste la personalità relativamente a questo fenomeno.
Cos’è la personalità
Citando la definizione di Umberto Galimberti del 2006 “La personalità è l’insieme di caratteristiche psichiche e modalità di comportamento che, nella loro integrazione, costituiscono il nucleo irrinunciabile di un individuo, che rimane tale nella molteplicità e diversità delle situazioni in cui si esprime e si trova ad operare”. Il termine personalità rimanda a un modo coerente e costante di pensare, comportarsi e relazionarsi con gli altri.
Il modello che viene usato maggiormente per lo studio della personalità è il Big Five Personality Model (McCrae & Costa, 1997), che prevede la valutazione delle dimensioni della personalità sulla base di 5 fattori: estroversione, nevroticismo, gradevolezza, apertura all’esperienza e coscienziosità.
Sulla base di questo modello, gli studiosi si sono chiesti se ci fosse una relazione tra il fenomeno del phubbing e specifici tratti della personalità. In particolare è stato indagato il ruolo del nevroticismo come possibile predittore del phubbing, mentre il tratto della coscienziosità hanno pensato potesse correlare negativamente con questo fenomeno.
La dimensione del nevroticismo indica la difficoltà nel regolare le proprie emozioni e la prevalenza di vissuti emotivi negativi. Per coscienziosità, invece, intendiamo la capacità di un individuo di controllare i propri impulsi, ritardare la gratificazione, lavorare in maniera sistematica e risoluta.
Il ruolo del nevroticismo come predittore del phubbing
Lo studio in questione è stato condotto con un campione di 539 partecipanti (383 donne e 156 uomini) universitari turchi. Coerentemente con le ipotesi iniziali, è emersa una correlazione statisticamente significativa con le personalità caratterizzate da alti tratti di coscienziosità e nevroticismo.
In particolare, i soggetti con alto livello di nevroticismo e basso livello di coscienziosità hanno maggiore probabilità di mostrare un comportamento di phubbing in futuro. Mentre non risultano esserci correlazioni statisticamente significanti con gli altri tratti di personalità del modello dei Big Five. Questo ci aiuta a comprendere come il fenomeno del phubbing sia strettamente legato all’ incapacità di regolazione degli impulsi. Abilità che risulta collegata anche con altri tipi di dipendenza.
I soggetti con alto tratto di nevroticismo sentirebbero perciò il desiderio irrefrenabile di soddisfare l’impulso di guardare il cellulare e avrebbero maggiore difficoltà rispetto ad altri nel ritardare questo soddisfacimento.
Sia individui nevrotici che soggetti che mettono in atto comportamenti di phubbing mostrano bassi livelli di autostima e una prevalenza di pensieri negativi. Questi dati ulteriori dimostrano una connessione tra il tratto personologico e il fenomeno indagato. L’uso costante del telefono potrebbe essere un modo per soddisfare il loro impellente bisogno di autostima.
L’informazione come arma di difesa
Il fenomeno del phubbing è un problema attuale nella nostra società. Il telefono cellulare si pone come muro tra le persone, le quali faticano ad instaurare relazioni sane e durature. È importante perciò sensibilizzare e informare riguardo questi temi fin dalle scuole. Gli adolescenti e i giovani adulti, infatti, rappresentano una delle popolazioni maggiormente esposte a questo fenomeno.
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