Resilienza in famiglia? Ecco come svilupparla.
In senso psicologico, la resilienza è la capacità di un individuo di affrontare e superare un evento traumatico o un periodo di difficoltà, ottenendo dei vantaggi.
Ma la resilienza non è solo una questione privata. I gruppi, e soprattutto le famiglie, possono diventare organismi resilienti di grande forza.
In questi casi, si parla di resilienza familiare.
L’innegabile forza dei gruppi familiari
La resilienza familiare è stata definita in diversi modi.
In sostanza è l’insieme delle “caratteristiche, delle dimensioni e delle proprietà dei componenti del gruppo a resistere alla rottura di fronte al cambiamento e ad adattarsi alle situazioni di crisi” (McCubbin & McCubbin 1988: 247).
Un’altra definizione più recente la descrive come la “capacità della famiglia, come sistema funzionale, di resistere e riprendersi dalle sfide della vita stressante – emergendo rafforzata e più intraprendente” (Walsh, 1996; 2002; 2003).
Entrambe queste definizioni prendono il concetto di resilienza psicologica o emotiva individuale e lo applicano a un livello più ampio.
Una delle aree chiave che interessa i ricercatori è il modo in cui le famiglie rispondono alle sfide, sia nel breve che nel lungo termine (Walsh, 2016).
Processi di resilienza familiare
In una ricerca sulla resilienza familiare, Walsh (2003, 7) propose che il concetto coinvolga nove processi dinamici, che interagiscono tra loro e aiutano le famiglie a rafforzare i legami reciproci contemporaneamente a uno sviluppo di più risorse e competenze che possano in qualche modo aiutare la convivenza.
Teoria della resilienza familiare. Tanti punti a favore
Walsh (2016: 10) individua alcune caratteristiche di questo tipo di resilienza:
- Dare un senso alle avversità
- Normalizzare il disagio e contestualizzarlo
- Considerare le crisi come gestibili e significative; avere una prospettiva positiva, avere speranza e ottimismo
- Praticare spiritualità e trascendenza, connettendosi con i valori più grandi
- Avere flessibilità, per esempio riorganizzando e ristabilizzando per fornire prevedibilità e continuità
- Stare connessi gli uni agli altri, per esempio fornendosi supporto reciproco e impegnandosi a vicenda
- Mobilitare risorse economiche e sociali, come, ad esempio, creare sicurezza finanziaria e cercare sostegno dalla comunità in generale
- Comunicazione chiara, ad esempio fornirsi reciprocamente informazioni e messaggi coerenti
- Condivisione delle emozioni compresi i sentimenti positivi e dolorosi
- Problem solving collaborativo, ad esempio attraverso un processo decisionale congiunto, una focalizzazione sugli obiettivi e la costruzione dei progressi.
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Riferimenti bibliografici
- McCubbin, L. D., & McCubbin, H. I. (2013). “Resilience in ethnic family systems: A relational theory for research and practice.”In D. Becvar (Ed.), Handbook of family resilience (pp. 175–195). New York, NY: Springer.
- Walsh, F. (1996). “The concept of family resilience: Crisis and challenge.” Family Process, 35, 261–281.
- Walsh, F. (2003). “Family resilience: A framework for clinical practice.” Family Process, 42, 1–18.
- Walsh, F. (2016). “Family resilience: a developmental systems framework.” European Journal of Developmental Psychology, 13(3), 313-324.
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