Scrivere una lettera: usare carta e penna per stare bene

16 / 03 / 2021

L’efficacia della scrittura come pratica per incrementare il benessere e in particolare la resilienza è ormai dimostrata.
Scrivere aiuta le persone ad identificare e accettare le emozioni che si provano, gestire lo stress, alleviare l’ansia e la depressione, così da rafforzare l’autostima (Farooqui, 2016).
Le forme utilizzate sono ormai tantissime, dal diario alla scrittura espressiva.
Tra tante, oggi voglio occuparmi di una in particolare: scrivere una lettera. Ecco qualche buona ragione per mettere subito da parte lo smartphone e munirsi di carta e penna!

Il fascino della lentezza

In tempo di zona rossa, più che mai, scrivere una lettera a mano è un’attività affascinante, riflessiva e lenta, che può aiutarci ad impiegare bene il nostro tempo.
Mentre un messaggio su Whatsapp è una cosa veloce, che ormai facciamo quasi in maniera automatica e senza pensare, per scrivere e inviare una lettera di carta ci vogliono tempo e determinazione

Riceviamo notizie in continua evoluzione, di minuto in minuto, e questo bombardamento di notizie senza tregua è un notevole fattore di stress; la nostra salute mentale è messa a dura prova.

Mentre scriviamo una lettera di carta, non ci interrompono la notifica di Facebook, l’email in arrivo, l’aggiornamento di stato, il video in diretta: siamo seduti a scrivere, completamente concentrati.
Solo la lettera e tutto il tempo che ci serve.

Qualcosa di reale

Dopo un anno di telelavoro, didattica a distanza e aperitivi in videochat, non se ne può veramente più del modo virtuale.
C’è bisogno di una alternativa.
Scrivere una lettera è qualcosa di “vecchio” che improvvisamente diventa “nuovo”.
La carta e la penna sono oggetti tangibili, che possiamo toccare e annusare; possiamo scegliere una carta particolare, decorare, riscoprire quella gioia che provavamo da ragazzi, tra penne glitterate e adesivi.
Uscire per imbucare una lettera ci dà uno scopo, in queste giornate tristi e vuote.

Chi riceve una lettera cartacea si sente speciale e apprezzato.
Ma è proprio per me? Con il mio indirizzo scritto a penna sulla busta? Con parole d’affetto scritte per me con la penna su un foglio di carta?”.
E’ bello aprire la busta trepidanti, spiegare la lettera tra le mani, prima ancora di scoprire  cosa c’è scritto.
Questo genere di attenzioni è ancora più importante adesso, in questo periodo che ci costringe a stare fisicamente lontani da molti dei nostri affetti.

Qualcosa che resta

Scrivere una lettera significa comunicare emozioni e sentimenti significativi, in un modo che resta.
Chi riceve una nostra lettera, anche semplicemente una che racconta quello che facciamo e come passiamo le nostre giornate, riceve conforto e la apre e legge con entusiasmo.
Può aiutarci a mantenere legami familiari e amicizie, o a condividere notizie
Ma può anche aiutarci a esprimere i nostri sentimenti di ansia, gratitudine e speranza. 
A differenza delle comunicazioni digitali quotidiane e usa e getta, le lettere restano. Possiamo riprenderle in mano dopo anni, rileggerle in ordine cronologico e rivivere le emozioni di quando le abbiamo ricevute.

Insomma, le lettere cartacee sono sicuramente una forma di comunicazione più duratura delle comunicazioni elettroniche: conserveremo i bigliettini dei nostri innamorati, ma sicuramente perderemo per sempre le email e i messaggi di Whatsapp.

In conclusione: siamo tristi, sconsolati, sfiduciati, stufi? Scriviamo, che ci passa!

E tu? Hai mai provato a scrivere una lettera per alleviare lo stress? Utilizzi altre strategie per star bene?
Se ti va, raccontaci la tua esperienza e opinione nei commenti o sui social.

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Riferimenti bibliografici

Farooqui, A. Z. (2016). Journal therapy. Good Therapy

United States Postal Service. USPS Market Research and Insights: COVID Mail Attitudes – Understanding & Impact (April 2020). Published May 1, 2020.

scritto da

Marzia Menotti

Marzia Menotti

Psicologa Psicoterapeuta

Amo aiutare le persone a coltivare la consapevolezza e l’amore per se stessi,  vivere nel presente e trasformare le crisi in occasioni di conoscenza di sè.

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